Un tuffo nella storia di Esperia e Olimpia

da | Feb 3, 2021 | Storia

Si vocifera che solo Emilio Fede, per compiacere Berlusconi, abbia tradito la passione per la Juventus per diventare tifoso del Milan. Ma è un caso unico, non raro. Perché nella vita si può cambiare tutto: anche religione, nazionalità, moglie, sesso. La squadra del cuore no, soprattutto se in quella squadra hai giocato.

L’Esperia, che ha la maglia granata come il Grande Torino, non ha allevato e cresciuto ottimi giocatori, ragazzi perfettamente inseriti nel tessuto sociale della città. Da sempre. E ora che la loro “mamma” ha bisogno d’aiuto sono stati in tanti a rispondere all’appello. Mario Boaretto e Stefano Meloni sono stati due eccellenti tiratori: difficile dire chi avesse la mano più calda. Nessun playmaker ha avuto il talento e la personalità di Pippo Lai: era lui che dettava ritmi e cadenze. Enrico Pitzianti era forse il più bravo di tutti: geniale, imprevedibile, carismatico. Come il suo ”gemello” Francesco Ferrero, mai visto uno con altrettanta carica agonistica in corpo. Anche Gigi Maxia sapeva fondere due ruoli, con identica classe: regista o relizzatore.

Caldissima era anche la mano di Antonello Bolognesi. Ad Alessandro Ceccaroni non avresti dato una lira, e invece era un killer spietato. E di Massimo Turella vogliamo parlare? E’ stato lui a far fare il definitivo salto di qualità a un gruppo che aveva bisogno di un duemetri puro. Stefano Pillosu l’avevamo ribattezza “uomo derby” perché le storiche sfide con gli amici-nemici dell’Olimpia spesso e volentieri li decideva lui.

Magari con il sostegno di Roberto Spada che era il Dennis Rodman dell’Esperia. Un po’ più giovani Riccardo Panzan, Gianmarco Dotta, Fabio Capra, Marcello Porcu: Esperia allo stato puro. È stato questo il segreto: non solo creare giocatori ma anche una scuola. Nel ricordo di uno che proprio esperino di nascita non era ma che anche dell’Esperia è diventato quasi un mito. Chi? Come chi, Umberto, Umberto Schlich.

Nando Mura

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