Storia

Esperia Olimpia Cagliari

Storia Esperia Olimpia Cagliari.

Madre e figlia. Anzi: figlia e nipote. Nella genealogia del basket moderno Esperia e Olimpia, oggi alleate ma storicamente avversarie, sono parenti strette. Figlia e nipote perché l’Esperia era figlia dell’Aquila, che dell’Olimpia era la nonna. Con ordine. Nel dicembre 1944 Mario Mura fonda l’Aquila: tra i padri c’è anche Mario Siddi che, quattro anni dopo, durante le vacanze di Natale del 1948, compie una scissione e dà vita all’Esperia.

Leggenda vuole che inizialmente il nome doveva essere Augusta. Più realistica la storia che il colore granata fosse stato scelto in onore del Grande Torino, squadra che aveva affascinato anche Siddi. Passano cinque anni e nel febbraio del 1953, Bebi Mosca si stacca dall’Esperia e fonda l’Olimpia, mettendo al mondo una creatura che non ancora maggiorenne, ancora una teen-ager perché aveva solo 16 anni quando, nel 1969, porta per la prima volta la Sardegna in Serie A, con il marchio Brill.

E così nell’immediato Dopoguerra, tra il 1944 e il 1953, la pallacanestro a Cagliari aveva messo radici talmente solide che Esperia e Olimpia (l’Aquila si è invece persa per strada) sono ancora lì. Non più avversarie, ma alleate. Tutt’altra musica quando, soprattutto negli Anni 60, le due squadre avevano spaccato in due la città, quasi fossero due contrade senesi. Più conservativa l’Esperia, più ambiziosa l’Olimpia. L’Esperia era la squadra dei giovani del vivaio, dal quale attingeva anche l’Olimpia per soddisfare il desiderio dei fratelli Pirastu, che avevano affiancato Mosca, di salire la scalinata verso il paradiso fino all’ultimo gradino. Operazione riuscita: negli Anni 70 a Cagliari non c’erano solo i rossoblù di Gigi Riva, c’era anche il grande basket del Brill che sfidava, e batteva, sia Varese che Milano.

Ma, quando il Brill (gigante dai piedi d’argilla) era crollato, era stata proprio l’Esperia a prendere il suo posto nel cuore dei cagliaritani. Per ben cinque volte questa squadra ha disputato partite che (bastava vincerne una sola) l’avrebbero portata in A2. Da allora è cominciato un lento declino: Esperia e Olimpia sono scivolate fino ai tornei regionali. Giovanni Zucca e Dario Corsi hanno ridato dignità a queste due società che, in un mondo non solo sportivo molto più complesso, continuano a esistere. Nel 2020 l’Olimpia ha compiuto 67 anni, l’Esperia 72. Per l’anagrafe è la terza età. Ma non è così: Esperia e Olimpia sono, e sempre saranno, due bambine, talvolta un po’ discole, che non invecchieranno mai. Oggi, poi, non più madre e figlia o figlia e nipote: sorelle.

Nando Mura

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